venerdì 31 luglio 2009

Lettori sull'orlo di una crisi di nervi

Finally, I'm back...

Ultimamente ho acquistato due libri per merito/colpa della fascetta.
La fascetta è quella subdola cintura colorata con cui le case editrici, ormai consapevoli che le poche righe di commento stampate sulla quarta di copertina sono eccessivamente inflazionate e quindi non più intriganti per l'acquirente che nemmeno le legge, avvolgono parte del libro e su cui vengono impresse poche ma seducenti parole: "800.000 mila copie, 5ª Edizione!", "Il più grande successo di Tizio", "Il caso editioriale dell'anno!", eccetera eccetera.
I due libri sono "Uomini che odiano le donne" di Stieg Larsson e "La biblioteca dei morti" di Glenn Cooper (a dire il vero, il secondo l'ha comprato mia moglie, più attratta dal titolo che dalla fascetta, che comunque era ben in vista e particolarmente accattivante).
Nel primo caso, sono stato lieto dell'acquisto: un buon libro, interessante e ben scritto. Viva la fascetta!
Nel secondo, sono sopraffatto dal rammarico di aver contribuito ad arricchire l'ennesimo scribacchino dilettante americano al confronto del quale l'esposizione delle ricette di Suor Germana è narrativa letteraria. Maledetta fascetta!

giovedì 26 marzo 2009

Panem et circenses

Se il popolo non sa che esiste altro oltre al calcio, vivrà di solo calcio.
E, da abili manipolatori, gli editori italiani sanno quanto è importante l’uso delle parole giuste al posto giusto per far credere quello che non è. Per esempio, basta chiamare un programma “Studio Sport” o “La Domenica Sportiva” stando poi ben attenti a parlare solo di calcio, ed ecco che l’italiano meno-che-medio sviluppa il concetto sport=calcio e, ciarlando del tal rigore o del tal fuorigioco, si autodefinisce sportivo.
Senza tralasciare le colpe dell’ottusa mentalità italiana dalla scarsissima cultura sportiva, finché nel belpaese calcio, politica, economia e media saranno indissolubilmente legate o, addirittura, saranno in mano alla stessa persona, non se ne uscirà mai.
Il trucco sta nel non dare alternative. Anche se piccole, stupide o poco credibili, non devono esserci.

Il boom del wrestling intorno al 2003-2004 ha suscitato le preoccupatissime reazioni dell’allora Sindaco di Roma e del C.T. della Nazionale (di calcio, ma è Italia è sottinteso, automatico - non serve specificare): “Mi ha molto colpito il racconto del sindaco Veltroni, dopo una visita alle scuole romane. Ci ha detto che i bambini, ormai, hanno le figurine dei lottatori di wrestling appiccicate al banco, non più quelle dei calciatori ... Intanto i bambini si sono appassionati anche al computer, ai videogiochi, al wrestling: magari vanno in palestra e provano ad imitare i loro nuovi idoli”. Come contrastare tale immane pericolo nel rispetto di una sana e leale concorrenza? Chiunque avrebbe detto che la decisione più ovvia sarebbe stata quella di studiare come migliorare la qualità del prodotto-calcio, rendendolo più interessante e appetibile. Invece, sorpresa!, un paio di stagioni dopo, con una scusa credibile come Totti laureando in Lettere, il wrestling è sparito dalle TV in chiaro; la domanda di chi ancora se lo ricorda non è “Perchè non lo trasmettono più?” ma “Perchè non lo FANNO più?”. Il wrestling, nelle loro testoline, non avendo spazi televisivi, ha cessato di esistere. Ciò che non è trasmesso, non esiste.
Cari bambini, potete tornare ad appassionarvi al calcio, anche se è corrotto fino al midollo, perché tanto avrete solo quello.

Ci si salva grazie a qualche televisioncina minore. SportItalia (forse troppo vicina a distrarre seriamente gli italiani, è immediatamente passata solo sul digitale terrestre), che trasmette NBA, pallavolo e speciali su altri sport e manifestazioni, e La7 con il rugby.
Già me li vedo i dirigenti di La7 qualche anno fa: “Signori, abbiamo 10 euro. Che diritti compriamo con questi soldi?” “Ci sarebbe il 6 Nazioni di rugby...” “Il Sei cosa? Vabbé... proviamo”. Ed ecco il risultato: gli italiani si innamorano del rugby. Si sente la gente parlarne in giro, senza capirci niente, ma è già qualcosa. Gli è stata data un’alternativa.

La situazione è però talmente degenerata, il lavaggio del cervello così protratto nel tempo e sfibrante nei modi che, allo stato attuale, non c’è ritorno. Siamo tutti telespettatori calcio-dipendenti.
Basta pensare che le piccole TV locali sopravvivono perchè gli sponsor trovano vantaggioso finanziare trasmissioni nelle quali sei o sette urlatori disadattati questionano sul niente calcistico senza trasmettere un solo fotogramma dello sport di cui dibattono.
Senza calcio chi prova a proporre alternative fatica ad andare avanti. Non puoi avere un palinsesto che non sia calciocentrico, altrimenti chiudi. SportItalia per poter sopravvivere deve trasmettere il calcio argentino, brasiliano, olandese e la serie B inglese. Ripeto, la serie B inglese. Piuttost che nient l’è mej piuttost, dicono dalle mie parti.
Per La7 è rimasta solo la Coppa Uefa, ed è ancora lì che ringrazia l’Udinese.

mercoledì 25 marzo 2009

Talent sciò

Finalmente ho trovato una cosa che mi piace di Amici : è finito.

martedì 24 marzo 2009

Povero ricco

Leggo sul sito della gazza che tale David Andres ha deciso di vendere i pezzi di manto erboso del vecchio Yankee Stadium.
Non è la notizia in se' che mi ha colpito, quanto una frase riportata nell'articolo: "In fondo - spiega sempre al NY Times Rick DeLea, vice presidente dell'omonima ditta - capitalizziamo le cose che abbiamo".
Fantastico. Adoro come si pongono gli anglosassoni/protestanti (WASP, direbbe qualcuno - ma non ho parlato di bianchi...) nei confronti del profitto e dell'impresa. Fare soldi per loro non è peccato. Avere successo non è qualcosa di cui vergognarsi.
Qui da noi no. Chi è ricco deve quasi aver timore di ammettere "ho una villa con piscina".
Forse qualche sociologo potrebbe aiutarmi, ma proprio non capisco perchè nel nostro paese, e forse in tutti quelli con radici cattolico-romane, il ricco è da disprezzare. Non credo si tratti di sola invidia... forse è colpa di quanto è difficile passare dalla cruna di un ago?
Quando si sente un benestante dire cose che hanno una certa valenza sociale o morale, gli si rinfaccia il suo 740. Penso a Briatore o al grande Damiano Tommasi. Addirittura si pensa "Chissà come ha fatto i soldi quello! Avrà certamente rubato/imbrogliato/truffato."
Può essere. Solo che negli altri paesi, quando si scopre che il ricco ha rubato/imbrogliato/truffato, va a finire in galera e ci resta. Da noi va a fare i reality.

lunedì 23 marzo 2009

La secondaria dei Bears

da endozne.it:
...Earl ha dimostrato di essere in salute, e di poter aiutare la secondaria dei Bears.
La squadra ha rilasciato la fortissima FS Mike Brown...

Fortissima safety, vero, ed anche uno dei miei preferiti. Ma nelle ultime cinque stagioni ha giocato solo 36 partite (su 84 totali!) causa infortuni, di queste 15 solo nell'ultima stagione prima di farsi male di nuovo, non riuscendo per la quinta volta consecutiva a completare una stagione. Sul fatto che sia, come dicono negli states, "injury prone" ci sono ormai pochi dubbi e avendo già 31 anni è difficile che possa migliorare.
Ovviamente, ora troverà una sistemazione da titolare, farà prestazioni da record, sarà eletto Defensive Player of the Year - se non MVP della Lega - e vincerà il Superbowl grazie a un suo touchdown su ritorno di intercetto...

March Madness!

Ieri ho visto USC vs Michigan State (tra parentesi, che figata non è poter vedere le partite in diretta, in alta qualità e GRATIS dal sito NCAA?), e, finalmente, ho visto Hackett.
E' stato interessante vederlo giocare anche in post basso: non sono mica tante le PG che possono farlo, ma forse è stato l'accoppiamento di ieri a permettere a coach Floyd quelle chiamate. Vedremo.
Difende bene e mi pare abbia una grinta notevolissima. E' grosso. Decisamente gli manca un buon tiro e mi sembra che spesso chiuda il palleggio troppo presto, ma una sola partita vista (quest'anno...) è un po' poco per giudicare.
Buono davvero: eccellente per l'Europa, nella media - un po' sotto - per l'NBA. Certo è che se qualche franchigia gli desse garanzie di un contratto, anche solo per fare il secondo/terzo playmaker di una buona squadra con qualche veterano di livello davanti a insegnare basket, dovrebbe prendere al volo l'occasione e rendersi eleggibile al draft.
Ha vent'anni: tutto il tempo di dimostrare che ho torto e diventare meglio di Brandon Roy.

giovedì 19 marzo 2009

I watched the Watchmen...

... and I liked it.
Che dire? Anche chi non ha letto il capolavoro di Moore può certamente apprezzare il film, ovviamente se la regia a volte troppo "creativa" di Zack Snyder non disturba.
Per chi ha avuto la fortuna di incrociare la propria vita con quella di Rorschach e compagni, è un evento a non perdere. Senza dilungarmi troppo in recensioni che altri più competenti di me faranno e hanno fatto senz'altro meglio, solo due cose:
1. E' l'adattamento cinematografico di un comic più fedele che abbia mai visto. Oltre a ripetere, in molte scene, le parole esatte che abbiamo letto nei baloon su carta, alcune inquadrature di Snyder sembrano essere una fotografia delle vignette di Gibbons.
2. Nonostante qualche differenza dal soggetto originale (qualcuna non di poco conto a parer mio), non sono andate perse le tematiche principali del fumetto/romanzo.
Vado al cinema due volte l'anno, e quest'anno la prima tappa l'ho scelta proprio bene.